Or volgon quarant’anni che alle sponde
del fiume Piave qui prese dimora
scuol d’Accademia mossa dalle onde.
Nutrì arte ch’arde in lo petto ognora:
pingere acque, arbor, frasca e fronde
con un desio che mai non smette ancora.
Furo Terenzio, il divo Magnolato
e Cesca ancor con l’arte di Rorato.
A San Donà vivea un gran pittore,
Marusso, che in paesaggi era un esperto.
I maestri che lui portan nel core
rendongli nella terra un buono merto:
nomano a lui Accademia con onore.
Da vecchio molti mali ebbe sofferto
in questo che era ostello per anziani,
per quelli che hanno ormai poco domani.
Di notte brancolando come cieco,
girando in man stringea l’aria vana
sperando che lì un cesso fosse seco
La scala poi inforcò benché lontana,
cadendo rotolò creando un eco,
ruina non fu lì una cosa strana.
Arrivò al fondo molto tramortito,
infine la sua vita ebbe finito.
L’Accademia loco è con poche stanze,
vetusta architettura sanza marmi
laddove spirti umani con speranze
vanno in gran stuol, con entusiasmo parmi,
lor d’arte nutron sé come pietanze
e con pennelli vanno come d’armi.
Poi di sculture e di colori intorno
quel venerabil loco fanno adorno
Diverse abilitati ugnuno scuopra:
c’è chi comincia con la o di Giotto
però simil bicchiere anche n’adopra,
Di forte passion poi ciascuno è cotto,
menando vanto alor con ogni opra,
però talora è meglio non far motto.
Ma quanti quadri son figure belle
meglio che con penel facesse Apelle
Magistri son che in Accademia suda
e di valore in loco han maggior fama:
vedi Rosita che donzella ignuda
dispone a la bellezza di chi ama
dipingere fattezze e porta chiuda.
Tu vedi Cesca che disegna trama
e corregge al discipol suo difetto
dandogli sempre un corretto aspetto.
Donatella poi viene in eccellenza
d’ogni colore dove ha posto cura
e Ivone allora dà ogni avvertenza
acchè l’arte dia mano sicura.
Poi pure Zelio aggiunge sua licenza
al diverso a bellezza sempre pura.
Altri magistri son non faccio torto
se ora fine a questo elenco porto.
Ma ora artisti e preclari pittori
conviene a Gino dedicar poesia,
con piena volontà dare gli onori
a lui persona di tal cortesia
che vale alberghi sempre in tutti i cuori
e in Accademia simil abbadia.
Ordunque un claro lume ancor m’ispiri
con alti versi su pochi papiri.
O ninfe de la Piave e del Livenza,
mettete in capo a lui sacra corona
che reggitore fu e tanta semenza
sparse dentro li conti che dispona
con ordine non senza vera scienza,
talchè corriere ancora a Gino sona.
L’Accademia stava uscendo fora,
ma poi lui fece raddrizzar la prora.
Prende lo testimone ora Beraldo
che l’arte ama come si conviene.
Musica nutre e la bellezza in caldo
lui nella mente ogni momento tiene.
Nostra guida sarà e nostro araldo
de l’Accademia ad ogni onor che viene,
desir di laude e impeto d’amore
che vegna in ogni quadro lo splendore.
Santi Amati
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